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Cursi

Cursi

Il comune di Bagnolo del Salento ha una lunga storia legata agli intrecci di corde, per il quale è conosciuto in tutta la provincia. La tradizione nel corso del tempo si è modificata, passando alla commercializzazione del vimini e di complementi d’arredo e la nascita di fiorenti attività commerciali.

L’agricoltura è sempre uno dei settori principali, negli ultimi anni, però, si sta diffondendo il turismo segno evidente sono la ristrutturazione e trasformazione, in attività ricettive, di importanti palazzi storici e vecchie masserie.

Sulle origini di Bagnolo del Salento ci sono varie supposizioni, secondo la tesi più accreditata il borgo sarebbe nato come accampamento di militari, luogo scelto, come spesso succedeva anticamente, per la copiosità di acqua presente nel sito.

All’acqua si rifà anche il nome Balneum “bagni” sull’etimologia latina, però, non c’è certezza. Il toponimo potrebbe derivare dalla parola greco-bizantina “Βαλανεῖον” (“Balaneîon” in greco) “vasca” che potrebbe spiegare il termine con delle vasche visibili in paese sino a qualche tempo fa. Queste vasche però potrebbero riferirsi a delle semplici fogge, delle voragini o delle antiche cave per l’estrazione della pietra e col tempo diventate dei serbatoi di acqua.

Anche nello stemma comunale si fa riferimento all’acqua insieme alla Sirena, emblema di Bagnolo, che un tempo appariva bicodata, un’immagine simile è riprodotta anche nel mosaico otrantino di Pantaleone.

Beni culturali

PALAZZO MARAMONTE

Oggi sede del Municipio, la costruzione originaria risale alla seconda metà del XV secolo,  è stato più volte riadattato e modificato, nel corso dei secoli. Fu costruito, per volontà dei signori Maramonte, l’attuale facies con colonne in stile dorico e balconi risale al XIX secolo. All’ingresso, al piano terra, è presente l’ordine palmato: una decorazione tipicamente cinquecentesca (e non solo), spesso usata negli edifici religiosi e civili, di solito in corrispondenza di capitelli o, come in questo caso, di peducci. Tipica dell’architettura cinquecentesca è anche la volta cordonata con decorazione a rosette. Di notevole pregio, testimonianza del XVI secolo, è la colonna angolare in corrispondenza dello spigolo sud-est del palazzo, sormontata da un ricco capitello composito sul quale è un’epigrafe quasi illeggibile e dove, insieme allo stemma dei Maramonte, sono scolpiti altri stemmi delle famiglie con cui erano imparentati.

PALAZZO FEUDALE O MARAMONTI: Attuale sede del comune. La struttura originale è del XVI secolo. Nell’ atrio d’ingresso sono visibili la volta cordonata da rosette e la decorazione a palmette tipiche dell’ architettura del‘500 nel Salento, nel corso dei secoli è stato modificato. La facciata risente molto del rifacimento in stile neo classico nel corso del XIX secolo.

Sul lato sinistro conserva un importante esempio di colonna angolare, sormontata da un capitello corinzio dove è scolpito lo stemma dei Maramonti, l’antica famiglia a cui deve il nome.

PALAZZO DE DONNO e FRANTOIO IPOGEO 

Palazzo De Donno si sviluppa su tre piani: ipogeo, terra e primo.
Il Frantoio ipogeo, nel 1745, apparteneva al feudatario del luogo, il Principe Cicinelli e si trovava sotto una struttura adibita a magazzino.
Nel XIX secolo due fasi di costruzione hanno interessato la struttura di Palazzo De Donno. La prima fase ha visto la realizzazione di alcuni magazzini al piano terra, mentre l’ipogeo, è stato interessato da una riorganizzazione spaziale e strutturale: i vani furono ridistribuiti intorno ad uno spazio centrale, con una cupola poggiante su pilastri che sorreggono archi, secondo modelli mediati da una tradizione architettonica molto diffusa in quel periodo. 
La seconda fase, invece, ha definito la fisionomia del complesso, mediante l’eleganza architettonica di un primo piano residenziale.
Attualmente al piano terra vi è una sala convegni, la sede di Infopoint Turistico ed InfoSac, una cucina di comunità ed all’esterno un ampio giardino.

Chiesa matrice di San Nicola Vescovo

La chiesa madre, a croce latina ed un’unica navata, è dedicata a San Nicola Vescovo. Eretta nel 1840, ingloba nel suo interno i resti di un’antica costruzione del XV secolo, in seguito ricostruita più grande e terminata nel 1597, data leggibile in un’incisione all’esterno su una delle quattro colonne del campanile.

Nel cosiddetto Cappellone, l’abside della prima costruzione della chiesa di rito greco, sono visibili affreschi cinquecenteschi sull’arco di trionfo e sul portale. All’interno l’abside è costituita da una serie di nicchie decorate con conchiglie, la cupola è cordonata e ombrelliforme ornata con fogliame e melograni.

Nell’antica abside degno di nota è il motivo del pilastro inglobato nelle colonne e non viceversa, come avviene nella celebre Santa Croce a Lecce. La colonna è emblema della classicità pagana, prigioniera del pilastro “cristiano” e da esso sottomessa, è, inoltre, l’allegoria della lotta tra il bene (pilastro) e il male (colonna). All’interno dell’attuale chiesa vi sono due altari, ai lati del transetto, dedicati a due protettori, San Nicola Vescovo e La Vergine dell’Abbondanza. La tela del Santo risale al 1616 ed è ancora ben conservata. Vi sono, inoltre, le tele di San Giuseppe, Santi medici, la Tela del Sacro Cuore e del Buon Consiglio.

CONVENTO DEGLI AGOSTINIANI – CHIESA DI SANT’ANTONIO ABATE

La sua fondazione risale al XV secolo. É uno dei primi conventi degli agostiniani costruiti nel Salento, in passato era probabilmente uno dei più importanti, la sua attività cessò nel 1809 quando è stato venduto e trasformato in civile abitazione. La chiesa dedicata a S. Antonio Abate, crollata in parte negli anni Cinquanta del Novecento, all’interno, ha diversi altari cinquecenteschi e tardo barocchi, tra cui sul lato destro San Nicola da Tolentino, della Madonna del Rosario; sul lato sinistro, invece, S. Antonio Abate, Madonna di Costantinopoli e Cristo alla Colonna. L’altare maggiore, edificato nel 1663 è decorato con le statue di Sant’Agostino, Santa Lucia, Sant’Egidio e San Vito. Particolare è la firma di Placido Buffelli, famoso artista di Alessano, che opera nella seconda metà del XVII secolo, scolpita a mo’ di fregio insieme alla data. Ai lati, invece, vi sono gli stemmi dei Cicinelli e dell’ordine Agostiniano. La maestosa pala d’altare è un inno alla Resurrezione.

Le altre chiese di Cursi, ancora esistenti, sono: la Cappella

di Santa Lucia, in prossimità di Piazza Pio XII, la Chiesetta di Santa Marina in Via Santuario e quella dell’Addolorata in Via Vicinale dell’Addolorata.

SANTUARIO DELLA SANTISSIMA ABBONDANZA

Ad un chilometro dal centro abitato, sorge il Santuario della Madonna dell’Abbondanza eretto dagli abitanti di Cursi intorno al 1648-49, dopo una miracolosa apparizione della Madonna. La tradizione narra che in quel tempo i cittadini di Cursi morivano di fame a causa di una lunga siccità, quando, in un giorno di quell’aprile 1640, la Vergine, apparendo a Biagio Natali, nei pressi della piccola cappella, fece cadere la sospirata acqua per circa tre giorni. Facendo germogliare quanto era stato seminato, la Madonna fu per questo denominata dell’Abbondanza.

Il Santuario, costruito nello stesso luogo dell’apparizione della Vergine, è a croce greca, sormontata da un tamburo ottagonale, con copertura a cupola definita dagli esperti “elegantissima e degna di nota”. Nel 1708, dopo un terribile temporale, il santuario bruciò in gran parte e crollò la cupola. Fu ricostruito più bello e maestoso di prima. L’altare barocco, realizzato nel 1650, è opera dello scultore Giovanni Donato Chiarello di Copertino, il quale si firma ai lati, al centro vi è una nicchia con un’icona bizantina della Vergine col Bambino Gesù proveniente dall’antica chiesetta. 

CRIPTA DI SAN GIORGIO O DI SANTO STEFANO

Situata nella zona più antica del paese, il “Trioti”, al centro di “Vico Bianco”, fu scoperta per caso nell’estate 1955. La cripta di Santo Stefano o di San Giorgio (non si sa a quale Santo fosse dedicata), testimonia l’arte bizantina a Cursi e della civiltà rupestre sviluppatasi in tutto il Salento. A questa cripta era legato il culto e il rito greco che durò a Cursi per diversi secoli, cessato poi nel 1614. Di forma ellittica ha una superficie di 23 mq circa, la planimetria della cripta non è chiaramente leggibile, in quanto ha subito successive modifiche, è a due navate scandite dall’unico pilastro originale. Il secondo, infatti, non ricavato nella roccia, fu realizzato in un successivo momento per sostenere parte del soffitto profondamente lesionato. L’ingresso originario, stranamente orientato ad Est, presentava un’ampia scalinata. La navata destra si conclude con un piccolo vano che probabilmente dovette fungere da cella dei monaci. La cripta presenta diversi dipinti lungo le pareti, sono affrescati: San Pietro del Pilastro (prima metà XIII), Santa Parasceve (fine sec XII), Trittico di San Nicola (prima metà XIII sec), Cristo in trono (seconda metà XIII) San Pietro della nicchia (inizi secolo XIII)

CASE A CORTE E VILLE STORICHE 

Passeggiando tra le strade del centro storico di Cursi si possono ammirare degli scorci bellissimi, finestre cinquecentesche con decorazioni antropomorfe e vegetali (Via Roma) e proseguendo sempre sulla stessa via antiche case a corte. Quest’ultime sono case unicellulari, dove diverse famiglie dividevano alcuni spazi come il giardino ed un tempo si svolgeva la vita dei diversi parenti.

Vi sono, poi, diverse ville e case storiche private, localizzate per lo più nella zona più antica del paese. Alcune di queste sono aperte eccezionalmente al pubblico come Villa De Pietro la casa del Senatore Michele De Pietro (Via Santuario) ora trasformata in affitta camere e Villa Ciccarese (Parco Rimembranza) quest’ultima costruita nei primi anni del Novecento.